Sanità, ortopedici: Allinearci a UE riconoscendo l’atto medico

“Durante la pandemia, abbiamo offerto dedizione e disponibilità per rispondere ai bisogni dei cittadini, anche assumendoci responsabilità professionali, dimentichi di ruoli e specificità, senza distinzione di settori pubblici o privati nei quali siamo impegnati, cercando sempre di prestare la nostra opera nel miglior modo possibile. Oggi, sull’orizzonte organizzativo della sanità italiana si apre la possibilità di ripartire, utilizzando al meglio le risorse e i programmi del PNRR e del nuovo Contratto di Lavoro per la Dirigenza Medica e Sanitaria”.

Lo ha detto Michele Saccomanno, presidente del sindacato degli ortopedici Nuova ASCOTI presente come dipartimento Ascoti nella Federazione Cimo Fesmed Anpo Ascoti, incontrando a Roma il sottosegretario alla Sanità Marcello Gemmato, insieme a una delegazione del direttivo sindacale.

“Vogliamo ricordare i punti salienti che possono farci traguardare dalle oscurità delle difficoltà, esaltate dalla pandemia, verso un orizzonte di speranza per pazienti e medici. Occorre metterci al passo col mondo sanitario europeo riconoscendo innanzitutto l’Atto Medico, elemento fondamentale per abbattere la medicina difensiva e bloccare la corsa a formare associazioni di avvocati per rivendicazioni risarcitorie. Sono passati 10 anni, i governi che si sono succeduti hanno disatteso gli impegni. La professione medica va rivalutata nelle possibilità di carriera e nel compenso economico del lungo percorso professionale. Si scappa spesso verso l’estero per cercare dignità professionale e sociale altrove riconosciuta. Non possono i giovani rinunciare a prospettive di vita personale e familiare con i sacrifici richiesti e sostanzialmente non riconosciuti. Gli ortopedici chiamati a rispondere alle emergenze traumatologiche, con impegni salvavita nella infortunistica di ogni genere (lavorativa, stradale, geriatrica-domiciliare) non possono essere esclusi dalle figure primarie nell’ambito dell’emergenza-urgenza. Si tratta di un problema antico che si è trasferito purtroppo frequentemente nelle aule dei tribunali e ha disincentivato molti dall’accedere alla ortopedia e traumatologia: il rischio radiologico”, ha aggiunto Saccomanno.

“Al fine di vedere riconosciuto il beneficio connesso all’esposizione al rischio di radiazioni ionizzanti, si potrebbe inserire un criterio obiettivo (per esempio, un numero di accessi in zona controllata a sorgente di radiazioni ionizzanti in funzione), disancorando il riconoscimento del beneficio dalla classificazione dei lavoratori in A o B, è una classificazione effettuata in base alla suscettibilità per i lavoratori di superare in un anno solare i limiti di dose previsti per legge. Per il riconoscimento dei benefici connessi all’esposizione a radiazioni ionizzanti non deve essere previsto alcun limite di dose, perché, ciò che deve essere valutato, è il rischio di assorbimento di radiazioni ionizzanti e non la quantità di radiazioni assorbite. E’ una misura di prevenzione e non un risarcimento a danno avvenuto. Crediamo fortemente che vada riconcessa al medico la possibilità di raggiungere, con la propria laurea e la propria specialità, una dignità professionale scemata negli anni, avendo l’orgoglio di aver dedicato agli studi una gran parte della gioventù, per una missione che lo Stato riconosce fondamentale per la società. L’occasione fornitaci con questo incontro è per noi importante in uno spirito di sinergia che ci vedrà costantemente disponibili ad un confronto costruttivo per la valorizzazione del Servizio Sanitario Nazionale”, ha concluso il presidente del sindacato degli ortopedici.

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