La Cassazione riconosce il diritto al risarcimento del danno

Roma, 14 marzo 2023 – Il medico a cui non sia stata riconosciuta l’indennità di posizione variabile per la funzione svolta ha diritto al risarcimento del danno per perdita di chance. A rimarcarlo in una importanza sentenza è la quarta sezione civile della Corte di Cassazione.

 

“In tema di dirigenza medica del settore sanitario pubblico – si legge nella sentenza -, la P.A. è tenuta a dare inizio e a completare, nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, il procedimento per l’adozione del provvedimento di graduazione delle funzioni dirigenziali e di pesatura degli incarichi […]; il mancato rispetto dei termini interni […] e le eventuali problematiche concernenti il fondo espressamente dedicato […] alla quantificazione della menzionata quota variabile non fanno venire meno di per sé l’obbligo gravante sulla P.A. di attivare e concludere la procedura diretta all’adozione di tale provvedimento”. La violazione di tale procedura, prosegue la Cassazione, “legittima il dirigente medico interessato a chiedere non l’adempimento di tale obbligazione, ma solo il risarcimento del danno per perdita della chance di percepire la parte variabile della retribuzione di posizione”.

 

«Sono numerosissime le Aziende che, in tutta Italia, non hanno ancora avviato la contrattazione collettiva integrativa, relativa al contratto nazionale adottato nel 2019, necessaria a determinare la graduazione delle funzioni e quindi la relativa retribuzione di posizione variabile – commenta Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED (cui aderiscono le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) -. Si tratta, come precisato dalla Cassazione, di Aziende inadempienti, che non vorremmo dover portare in massa in tribunale per chiedere il risarcimento del danno subito dai nostri iscritti».

 

«L’affidamento degli incarichi, con il relativo riconoscimento economico, oltre ad essere un obbligo per le Aziende è uno degli strumenti più semplici e diretti per incentivare i dipendenti a rimanere all’interno del Servizio sanitario nazionale. Chiediamo solo che sia rispettato», conclude Quici.

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